Pino Patroncini - anno scolastico 2004-2005
Pino Patroncini - 06-07-2005
E' stato prodotto nei giorni scorsi un nuovo disegno di legge sullo stato giuridico. Si tratta del cosiddetto disegno di legge di maggioranza. Infatti tutti ricorderanno che in precedenza i disegni di legge erano due: uno Santulli (Forza Italia) e ...
Pino Patroncini - 27-03-2005
Giovedi sera in TV il ministro Moratti nel vantare l’avvenuta approvazione dei decreti su alternanza scuola-lavoro e diritto-dovere, in chiara chiave preelettorale (potevano essere varati un mese fa o tra un mese non ci sarebbero state differenze!), si è lasciata andare a parlare di obbligo scolastico portato a 18 anni.

Ciò è falso per 4 buoni ed evidenti motivi.

Primo motivo
: se l’obbligo scolastico, espressione prevista da quella stessa Costituzione Repubblicana che il governo si appresta a stravolgere, è stato davvero portato a 18 anni, perché il decreto non parla di obbligo scolastico, ma di diritto-dovere? E’ già stato dimostrato che non sono la stessa cosa e infatti il decreto dice che sarà garantito il diritto all’istruzione e alla formazione fino a 18 anni, equivocando su termini e compiti: una cosa è garantire un diritto e un’altra prevedere un obbligo. Per esempio, a me come ad altri lo Stato garantì bene o male il diritto allo studio fino a 24 anni, cioè fino a quando mi laureai, costruendo e finanziando il liceo milanese e l’università anch’essa milanese in cui studiai, attribuendomi una borsa di studio prima e un presalario poi e esentandomi dalle tasse universitarie per i buoni voti ottenuti. Ma fu obbligato a provvedere alla scuola nel paesino dove ero nato e mi obbligò a studiare almeno fino ai 14 anni in ogni caso. E come me tutti i miei compagni di scuola, compresi quelli che all’università e al liceo non ebbero la fortuna di andarci. Confondendo i due termini la Moratti lascia l’obbligo dov’è (ma solo perché e finché lo prevede la Costituzione) e si copre le spalle (per non dir qualcos’altro) per ridurre il diritto: infatti nella sua legge lo Stato garantirà dell’istruzione solo i “livelli essenziali” (testuale)
Pino Patroncini - 12-03-2005
Lo “spirito” del liceo ha ritrovato la sua essenza: il latino. Lo ha detto chiaro e tondo la sottosegretaria Aprea all’Expo Education di Milano, per giustificare il fatto della sua introduzione in quasi tutti gli otto licei ( pardon: “percorsi ...
Pino Patroncini - 05-03-2005
C’è sempre da divertirsi alle fiere. E quella che si sta svolgendo a Milano sull’educazione non è da meno. Mi è capitato di assistere alla conferenza ivi tenuta della sottosegretaria Aprea , in compagnia di alcuni dirigenti ministeriali e esponenti delle commissioni che hanno lavorato ai programmi della nuova ( si fa per dire) secondaria superiore. Mi hanno spinto a farlo le voci su una nuova bozza di decreto che il ministero starebbe approntando e mi aspettavo che qualche cosa lì sarebbe venuta fuori. D’altra parte la stessa on. Aprea aveva esordito dicendo che avrebbe dato qualche anticipazione, ma solo “qualche”. Ed infatti non ve ne sono state molte, ma, tra giri di parole a vuoto e imbrodamenti da autoincensamento, qualcosa si è potuto capire. Innanzitutto il MIUR starebbe svolgendo in questo momento una consultazione generalizzata di insegnanti, studenti e genitori sullo schema di decreto pubblicato il 18 gennaio. Una consultazione di cui non si è accorto nessuno, mi par di capire, a meno che il MIUR non pensi di avere ingaggiato ai propri ordini quei cattivoni degli attivisti sindacali che in questo momento sono gli unici a girare per le scuole per cercare di spiegare che cosa succederà con quel decreto. In secondo luogo l’on. Aprea ci ha tenuto a dire che la nuova bozza, diversa dalla precedente, non sarà però neppure l’ultima. Il che, per parlare come si mangia, vuol dire: non siamo così cretini da scoprire definitivamente le carte prima delle prossime elezioni regionali, che se poi la gente si accorge delle fregature , chi ci vota più?
pino patroncini - 31-01-2005
Dopo la pubblicazione del decreto applicativo della legge 53 nella secondaria superiore tutti si domandano quali ne saranno le ricadute sugli organici. Molti si industriano a vederne gli effetti sulla propria scuola, ma sono gli effetti complessivi sul sistema quelli che risultano più dirompenti.
Sembrano cifre bibliche, quasi impossibili da gestire in termini di soprannumero, per non dire di licenziamenti. Ma va tenuto presente che esistono altre due cifre bibliche 100.000 docenti precari e una previsione di almeno 300.000 pensionamenti nei prossimi 10 anni ...
Pino Patroncini - 19-01-2005
Quante ore di scuola farà uno studente nella nuova scuola professionale prevista dal decreto pubblicato martedì scorso? Al massimo 15 ore settimanali! E’ quanto si evince dall’articolo 17. Infatti le ore annue saranno 990, che suddivise per le 33 ...
Pino Patroncini - 15-01-2005
Se il povero Giovannino Guareschi fosse ancora vivo ne avrebbe di materiale per le sue vignette sui “trinariciuti” che devono all’improvviso cambiare linea! Solo che dovrebbe cambiare anche l’obiettivo della sua satira e mettervi al centro anziché il rigido militante del PCI la nuova Destra che governa il Paese, che in quanto a ordini e contrordini non è seconda a nessuno.

L’ennesimo esempio lo abbiamo avuto giovedi scorso nella cosiddetta audizione sulla riforma della secondaria superiore. I sindacati convocati non si sono trovati ad un tavolo di confronto ma ad un comizio con 200 persone comprendenti l’universo mondo, non escluse le associazioni di caccia e pesca e i quattro gatti del club del ramino, i quali magari sono pure intervenuti pretendendo di rappresentare, che so, i dirigenti scolastici e magari per invocare il ritorno del latino. Ma di fronte a cotanto pubblico e ai pavoneggiamenti dei vertici ministeriali, tutti schierati (in rivista,è proprio il caso di dire) chi si aspettava il testo del decreto ha dovuto subire un’amara delusione, o, meglio, un’amara prolusione della nostra ministra la quale tra voli retorici e voli pindarici è riuscita fornire un’altra versione ancora del progetto, di cui solo pochi giorni fa era stata fatta circolare una bozza del tutto diversa.

Quali sono dunque le principali novità che escono da questo “incontro” rispetto alla bozza già nota?
Pino Patroncini - 18-12-2004
Ecco dunque in circolazione una bozza del decreto relativo alla secondaria superiore. Che cosa ci dice di nuovo che non sapessimo già? Certamente non il fatto della separazione del secondo ciclo in due sistemi ( licei e sistema professionale). Lo sapevamo già dalla legge. E neppure che i licei fossero otto (artistico, classico, economico, linguistico, musicale, scientifico, tecnologico e scienze umane). Anche questo lo sapevamo già dalla legge. E neppure che l’artistico, l’economico e il musicale avrebbero avuto indirizzi al loro interno. Anche questo lo diceva la legge, anche se qualche consigliere del ministro si sbracciava sostenere l’indivisibilità dei saperi, cosa per cui 8 licei bastavano e avanzavano. E anche che il settore professionale sarebbe stato di tre o quattro anni, e non di cinque come quello liceale, era scritto nella legge. Ciò che non si sapeva erano i tempi dell’operazione. Adesso si conoscono. Per il prossimo anno tutto tranquillo, ma dal 2006-2007 si parte sia con i nuovi licei, sia con il passaggio dell’istruzione professionale ( beni, risorse, personale) alle regioni. Graduale, dice il decreto. Purché nessuno si allarmi. E che vuol dire? che passeranno le prime mentre le altre classi saranno statali? E i docenti? Saranno per due ore statali e per le altre sedici regionali? E i dirigenti? E gli Ata? Improbabile! Un’altra cosa che non si conosceva e che viene chiarita sono gli indirizzi dei licei artistico, tecnologico ed economico. Una terza cosa che si chiarisce è l’orario. Non sarà unico, ma in compenso non sarà così ridotto come si temeva. Anzi per i vecchi licei crescerà mentre si ridurrà per i vecchi tecnici.
Una quarta cosa........................
Pino Patroncini - 15-12-2004
In una riforma della secondaria superiore in cui tutte le specializzazioni restano sconvolte, i pronostici per il liceo classico erano i più rosei: i più pensavano che il liceo classico, sarebbe stato al sicuro da una trasformazione della scuola così ...
Pino Patroncini - 11-12-2004
Non c’entra la religione, se non quella del denaro stavolta. Ma il fatto è che il “latinorum” sembra essere diventato il prezzemolo del nostro ministro che ha deciso di metterlo anche nella minestra, sicchè la scuola delle tre I diventerà la scuola delle tre I e una L. Dopo il liceo tecnologico ecco che la lingua degli antenati fa capolino anche nel liceo economico, che, come si sa, è un altro degli otto licei previsti dalla legge 53.


Pino Patroncini - 03-12-2004
...o viceversa?

Il ricorso alla proroga della delega prevista dalla legge 53 suona come una sconfitta per il Ministero, tanto più cocente se si pensa che essa riguarda l’incapacità di proporre in due anni una riforma della scuola secondaria, cioè dell’unico segmento scolastico che aveva realmente bisogno di una riforma, dal momento che la riforma di quello primario era andata a regime appena 9 anni fa. Ma l’idea che l’operazione lì fosse più facile (niente discipline, niente indirizzi, niente classi di concorso) era assai seducente per i nostri governanti in termini di propaganda. Se non che il movimento di insegnanti e genitori ha mandato a monte anche quel piano.
Nonostante ciò il Ministero persevera e va avanti come dimostra la pubblicazione, ufficiosa ma pilotata, degli OSA (obiettivi specifici di apprendimento) del liceo tecnologico.

Il liceo tecnologico è uno degli otto licei previsti dalla legge 53. Ma il clima di segretezza in cui si sono svolti finora i lavori intorno a questo argomento non hanno consentito di definire come questo dovesse realmente essere.
Dal fatto che oltre al liceo tecnologico esistesse un liceo economico si è potuto arguire che le tecnologie del caso fossero limitate essenzialmente a quelle di natura produttiva, industriale e/o agricola. La legge 53 stessa individuava poi la possibilità che il liceo tecnologico potesse essere suddiviso in sub-indirizzi. Ma successive indiscrezioni sulle aree del sistema dell’istruzione e della formazione professionale, che - ricordiamo – è cosa diversa e separata dal sistema dei licei, assegnavano la totalità degli attuali indirizzi (una quindicina circa) dell’istituto tecnico industriale, agrario e per geometri a questo sistema.
A ciò si aggiungeva il fatto che il primo documento di carattere generale sui licei delineava un liceo inteso come luogo della teoria, del sapere “unico” e astratto. Da cui la difficoltà di capirne e giustificarne l’articolazione in sub indirizzi e, nello stesso tempo, di caratterizzarne la natura tecnologica. Ne conseguiva anche la possibilità di una forte riduzione di orario conteggiata tra le 25 e le 28 ore conseguente ad una parallela riduzione delle discipline di insegnamento e foriera di una corrispondente riduzione di personale docente. Era chiaro infatti che non ci sarebbero stati né laboratori né una forte articolazione tecnica.

Ciò aveva provocato reazioni sia tra i docenti maggiormente interessati sia tra i sindacati sia, persino, nella Confindustria, che temeva un appiattimento delle preparazioni tecniche sulla formazione professionale e un indebolimento del tessuto produttivo intermedio. E questo lasciava intendere che qualche ripensamento o almeno qualche correzione di rotta ci sarebbe stata e aspetti già scontati (basti pensare alla periodica riproposizione alla stampa del fatto che i licei sono otto, cosa già consolidata e prevista dalla legge, che non scioglie il nodo della questione degli indirizzi tecnologici) venivano rivenduti in tal senso.

Invece allo stato attuale, alla luce di quanto in via di emanazione sul liceo tecnologico, non stiamo assistendo a niente di tutto ciò.
Pino Patroncini - 18-11-2004
Non si può dire che il tema della scuola e dell’educazione in genere sia stato al centro del confronto elettorale americano. Se si andava al sito dell’ambasciata americana di Roma alla voce Elezioni 2004 si potevano trovare due riassunti esaustivi dei programmi elettorali dei due candidati, ma è significativo che i titoli che comparivano come temi del confronto riguardassero l’Iraq, il terrorismo, il Medio Oriente, gli “stati canaglia” ( in sigla WMD = world most dangerous, countries sottinteso), il ruolo degli USA nel Mediterraneo, il commercio, la salute, la sicurezza, l’immigrazione, l’economia. Ma non l’educazione.
Questo tuttavia non vuole dire che l’educazione sia stato un tema assente dalla competizione. Solo che non è stato presente come in campagne passate o in campagne minori. Tra queste ultime vale la pena di ricordare la recente sfida tra Rudolph Giuliani e Hillary Clinton per il seggio senatoriale di New York giocata con molte polemiche sulla proposta repubblicana del buono-scuola e sulla contrapposizione tra valutazione degli insegnanti (Giuliani) e valutazione della scuola (Clinton).
Indubbiamente ha pesato sulla marginalità del tema, non solo l’attualità e la spettacolarità degli altri, ma anche il fatto che, dopo le aspre e a quanto pare vincenti polemiche dei senatori democratici Kennedy e Libermann contro la promozione repubblicana dei buoni-scuola, il tema scolastico è stato oggetto di appeasement e di scelte politiche bipartisan con l’appoggio democratico al piano governativo noto come “No child left behind”.
Pino Patroncini - 17-11-2004
No, non si tratta dell’ennesima edizione filmica del romanzo di Lja Ilf e Eugeni Petrov, già portato sullo schermo da Lucignani (Una su 13) e da Mel Brooks (Il mistero delle 12 sedie). Anche perché con 14.000 sedie ci si potrebbe fare un serial ...
Pino Patroncini - 15-11-2004
Uscirà il decreto attuativo della legge per la scuola secondaria?

Le scommesse sono aperte. Il termine della delega scade l’11 aprile e per farcela dovrebbe uscire almeno entro Natale. E’ il pezzo strutturalmente più complicato: materie, indirizzi, insegnanti diversi tra loro. Ed è anche il pezzo più impegnativo visto che si vuole dividere in due il sistema: i licei, la serie A, allo Stato (devolution permettendo), i professionali, la serie B, alle regioni.
E se la riforma della superiore, che ha avuto finora solo riforme parziali, non va in porto il fatto che il Ministero abbia puntato subito sull’elementare, riformata globalmente nell’85, si rivela come il tentativo di affondare il bisturi non dove c’era più bisogno ma dove l’operazione sembrava strutturalmente più facile da praticare e soprattutto da usare in termini di propaganda. Se non fosse che la reazione di insegnanti e famiglie ha mandato all’aria anche questo piano.

Cosa dirà questo decreto?

Dovrà chiarire molte cose, anche se la legge dice già che il percorso successivo alla media sarà diviso in due sistemi: quello dei licei e quello dell’istruzione e della formazione professionale. Per quello che si sapeva finora da cose che Bertagna e altri avevano detto ai giornali si parla di 8 licei (classico, scientifico, artistico, musicale, linguistico, scienze umane, tecnologico e economici) e di 10 aree nei professionali (agro-ambientale, tessile-moda, meccanica, chimico-biologica, grafico-multimediale, elettrico-elettronico-informatica, edile-del territorio, turistico-alberghiera, aziendale-amministrativa, socio-sanitaria). Vediamo già da queste denominazioni che più che del professionale si tratta di tutto il settore tecnico-professionale.
Sappiamo infatti che i licei avranno un profilo squisitamente teorico ( pre-bocconiano per gli economici, pre-politecnico per i tecnologici che non saranno perciò né i nuovi Itc né i nuovi Itis con un altro nome) e che quindi il sistema professionale potrebbe coprire non solo lo spazio oggi coperto dall’istruzione professionale ma anche da quella tecnica .
Sappiamo inoltre che per un’interpretazione estremistica del titolo V della Costituzione tutto il potere sul sistema professionale o, meglio, tecnico-professionale (titolarità, programmi, contenuti, organizzazione , amministrazione) andrà alle regioni. Vanno fatte salve le ulteriori novità contenute nel terribile testo di riforma costituzionale in corso di approvazione: dal punto di vista del rapporto di lavoro livellerebbe al ribasso mettendo tutti quanti alle dipendenze delle regioni, ma manterrebbe comunque una differenziazione forte tra i due sistemi, i licei, la scuola vera, e la formazione professionale.

Ma su questo punto non c’è stato un dissenso anche di Confindustria?

Su questo punto equivoci e contraddizioni si sono sviluppate nella maggioranza e tra la maggioranza e persino Confindustria che, timorosa di vedere gli Itis schiacciati sulla formazione professionale propone solo di cambiargli il nome in licei tecnologici e di lasciarli allo Stato. La proposta aggrava il problema dei professionali sempre più soli e marginalizzati, ma è una bomba sul modello liceale astratto che la Moratti e Bertagna vorrebbero.
Sappiamo inoltre che al Ministero le lobby interne, di materie di indirizzo, si stanno dando da fare per non finire in serie B.
Con tutte queste contraddizioni anche tra loro il decreto definirà di che morte bisogna morire. Dove passerà la linea divisoria tra i vari pezzi. Chi andrà di qua e di là.
Dovrà definire anche come si procede col personale che fra riduzioni di orario, annualità soppresse e passaggi di competenza alle regioni verrà tolto dai ranghi dello stato. La cosa si scaricherà sicuramente sui precari. Ma solo su loro? Troverà applicazione il decreto 212/2002 sulla messa a disposizione dei soprannumerari e sui licenziamenti?

Perché si scaricherà soprattutto sui precari?

Innanzitutto la perdita di posti assoluta dovuta alle riduzioni di annualità e di orari impedirà di rinominare tutti quei precari che sono stati nominati in questi anni, mentre i docenti di ruolo vanno in soprannumero ma non perdono lo stipendio, anche se su di loro incombe quel decreto 212 che dice: riconversione o messa a disposizione poi licenziamento.
A ciò occorre aggiungere i passaggi di amministrazione ( dei docenti del professionale secondo la “vecchia” costituzione, di tutti secondo la “nuova”). Non si sa ancora come si procederà col personale di ruolo, se ci saranno meccanismi di opzione o altro. Ma se per esempio ci fosse il mantenimento in carico ad una amministrazione fino ad esaurimento dei docenti per andata in pensione questa si eserciterebbe solo sul personale di ruolo, non su quello precario. I precari si troverebbero a dover affrontare subito un numero minore di opportunità secondo le vecchie norme, graduatorie, punteggi ecc. e dovrebbero misurarsi con nuovi meccanismi e regole regionali. Il sindacato potrebbe rivendicare, come ha già promesso, alcune garanzie ( validità delle “vecchie” graduatorie, reclutamento con regole nazionali ecc.) ma allo stato attuale nulla è garantito.

Pino Patroncini - 21-10-2004
Può un film cambiare le scelte politiche di un ministero? In Francia è successo, proprio al Ministero dell’Educazione.
Il film si chiama “ Les Choristes”, da noi uscirà a fine mese e si dice che in Francia lo abbiano visto sette milioni di ...
Pino Patroncini - 07-10-2004
Brutta faccenda la Storia. Non quella che si studia a scuola, che anzi serve a capire tante cose (come si vedrà anche qui), ma quella vera che si vive e che si è vissuta, che altri hanno vissuto prima di noi. E questo vale anche per la storia della scuola o dell’educazione in ciascun paese.
Sì, perché spesso quando si sente parlare di innovazioni da introdurre nei sistemi scolastici, nel nostro in particolare, si magnificano le virtù di questo o quel meccanismo prescindendo non solo dai contesti sociali politici economici e culturali ma anche dalla storia di ciascuna istituzione scolastica e della società che l’ha prodotta così come è. Invece siccome la scuola non è un ufficio dell’anagrafe ( eppure anche questi hanno la loro storia!) bensì è ambiente di relazioni vitali, essa vive di relazioni interne e dell’effetto di relazioni esterne assai più di quanto molti improvvisati tecnocrati ( non sono neppure tali per davvero!) vogliano credere e far credere.
E la scuola italiana, piaccia o non piaccia agli amanti della valutazione all’ultimo grido, ai fautori del cambiamento-non-importa-quale ad ogni costo, agli architetti dei modelli organizzativi, agli individuatori degli sbocchi a-ciascuno-il-suo, agli spregiatori della categoria docente ( che ha tutti i difetti, ne convengo, tranne quello di farsi abbindolare dal mito liberista) – la scuola italiana ha una sua storia. O meglio ce l’ha la società che così l’ha prodotta nel tempo.
O meglio ancora che ne ha prodotto gli handicap. E due, in particolare, qui ci interessano.

Pino Patroncini - 01-09-2004
Se continua così il sant’uffizio che presiede alle beatificazioni avrà molto da lavorare ancora per molto. Dopo Padre Pio da Pietralcina e Madre Teresa di Calcutta non c’è dubbio che toccherà anche alla nostra Ministra dell’istruzione ...
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